Il mercato così costituito è ingiusto. Punisce sempre i più poveri, favorisce sempre il possessore di denaro e capitale mentre pregiudica costantemente i lavoratori e i consumatori. Per questo si sostiene la necessità di introdurre l’etica sociale e ambientale nella fissazione dei prezzi, in modo che questi possano diventare giusti, inseriti in un commercio solidale.
Per arrivare a determinare tali “prezzi giusti”, si enumerano differenti criteri e norme da applicare, quali considerare i costi di produzione, la necessità di entrate dignitose per agricoltori e artigiani, la qualità della lavorazione, il non utilizzo di prodotti chimici, con una conseguente minore resa, il rifiuto di un’agricoltura intensiva, l’eventuale costo da sopportare per ottenere una certificazione sul prodotto.
Dietro al prezzo di un prodotto c’è un circuito complesso che comprende persone, natura e qualità. Quando è troppo basso, dovremmo imparare a chiederci come mai.
Spesso si gioca con la psicologia della persona, che però un po’ di domande può e deve porsele da sola.
Probabilmente qualcuno ci sta rimettendo: il produttore costretto a svendere i propri prodotti? L’ambiente, inquinato da sostanze chimiche utilizzare per aumentare le rese dei terreni? Il consumatore che compra prodotti forse dannosi per la sua salute?
Quando acquistiamo, chiediamoci sempre quanto vale il benessere nostro e di ciò che ci circonda.
I criteri del Commercio Equo e Solidale, da noi adottati anche per la scelta dei prodotti locali, si basano su un prezzo equo e trasparente, su rispetto e senso di responsabilità nei confronti della natura e dei lavoratori, sulle pari opportunità, sui diritti dei bambini, sulla visione di un altro modo di fare commercio.